Lui, tutto compreso nella nuova parte, lasciava il ministero della
Giustizia (dove peraltro nessuno s’era accorto della sua
esistenza),estraeva commosso il suo primo santino elettorale, quello coi
capelli veri, esternava filiale affetto al Cainano eleggendolo
nientemeno che “mio secondo padre”. Poi, caduto il governo B., veniva
addirittura ricevuto al Quirinale per le consultazioni, incontrava
clandestinamente nei sotterranei di Montecitorio gli altri due partner
della strana maggioranza ABC (Bersani era B, Casini era C e lui,
sorprendentemente, era A). Prendeva la parola in Parlamento e, per dirla
con Totò, lo lasciavano parlare. I giornali lo assecondavano,
illudendolo di essere davvero un leader e descrivendo le sue presunte
strategie (di cui lui prendeva puntigliosamente nota dalla rassegna
stampa). Per somigliare al padre putativo, aveva persino tentato un
trapianto pilifero (ovviamente abortito causa rigetto) e provato a
camminare sulle ginocchia. Un giorno che si sentiva particolarmente
segretario, intimò a Nicole Minetti di dimettersi da consigliera
regionale entro e non oltre 24 ore: non successe nulla. Ma lui tirò
diritto e cominciò a pontificare di “Agenda Monti”, “partito degli
onesti” e “liste pulite”, ovviamente “senza inquisiti”. Fu allora che B.
disse “gli manca il quid”, salvo poi rettificare: “E’ il meglio fico
del bigoncio”. Lui se ne rallegrò parecchio, non capendo che la
rettifica era più beffarda della critica. E annunciò le primarie del Pdl
per il 16 dicembre. Già si vedeva a Palazzo Chigi, quando B. lo convocò
per comunicargli che era tutto uno scherzo e riconsegnargli il mocho
vileda. Il resto l’ha fatto Dell’Utri, che già gli aveva fatto perdere
le regionali in Sicilia spostando l’apposito Miccichè, e ora irride ai
“fedelissimi cretini” e alla sua congenita mancanza “di palle”, mentre
Previti ritrova la favella per dire che, “se ad Alfano je mozzi un
orecchio, lui te porge l’artro”. Manca soltanto che gli camminino sulla
testa o lo incaprettino all’obelisco di piazza Colonna. La foto qui
sopra dice tutto: il povero Angelino siede a Montecitorio fra il Cainano
che lo distrae con una barzelletta e ‘Gnazio La Russa che allunga la
mano prensile verso la sua tasca destra. Per fare che? Scelga il lettore
l’ipotesi più credibile. 1) La Russa gli sta sfilando l’Agenda Monti.
2) Cerca il suo quid per smentire B. 3) Gli tasta gli zebedei per
smentire Dell’Utri. 4) Gli infila un pizzino di Dell’Utri. 5) Lo sta
perquisendo a nome del partito degli onesti. Ma si può vivere così?
Da Il Fatto Quotidiano del 12/12/2012.
Da Il Fatto Quotidiano del 12/12/2012.
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