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lunedì 10 dicembre 2012
I FINTI MONTI-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-10/12/12
Ora che Monti cade, la ten-
tazione è ripubblicare
quello che noi del Fatto, in bea-
tissima solitudine, scrivemmo
13 mesi fa quando Monti nac-
que. Purtroppo, non c'è da cam-
biare una virgola: nel prologo
era già scritto l'epilogo. E oggi
l'unica cosa che stupisce è lo stu-
pore di Napolitano e Monti, che
Ferruccio de Bortoli descrive
“sbalorditi” e “indignati”, il pri-
mo che “non si persuade” e il se-
condo che “non si capacita”. Ma
solo chi, dopo 19 anni, non ha
ancora capito niente di B. può
meravigliarsi di quel che accade:
quelli che s'illudevano che il Cai-
mano si fosse ritirato per il suo
alto senso delle istituzioni, ras-
segnato a un dorato pensiona-
mento in cambio della prescri-
zione sul caso Mills, della con-
danna annullata a Dell'Utri e del
congelamento dell'asta sulle fre-
quenze tv, e ora vibrano di stu-
pefatto sdegno perchè, al mo-
mento buono, ririririridiscende
in campo e manda il governo e
l'Italia a gambe all'aria. Ma con
chi credevano di avere a che fare:
con uno statista? Quel che acca-
de è la naturale conseguenza del-
la scelta sciagurata compiuta un
anno fa da Napolitano, Bersani e
Casini di non andare subito alle
urne, cioè di cambiare il governo
senza cambiare il Parlamento,
consegnando i tecnici a una
maggioranza-ammucchiata
controllata, anzi ricattata da chi
aveva condotto il Paese nel ba-
ratro. Il nemico –insegna Ma-
chiavelli– va eliminato subito,
possibilmente la prima notte.
Votando un anno fa, B. sarebbe
stato asfaltato dagli elettori. I
partiti di opposizione (Pd, Fli,
Udc, Pd, Idv), che avevano
osteggiato le ultime leggi vergo-
gna e la mozione su Ruby nipote
di Mubarak, avrebbero potuto
assecondare i mercati e l'Europa
indicando Monti come premier
di una maggioranza di salute
pubblica che in due anni risa-
nasse i conti dello Stato e poi re-
stituisse la parola agli elettori per
ripristinare la normale dialettica
democratica fra un centrodestra
e un centrosinistra finalmente
ripuliti e rinnovati.
L o spread si sarebbe pla-
cato, B. sarebbe tramon-
tato e un Monti legittimato
dal voto popolare e sostenu-
to da una maggioranza po-
litica avrebbe avuto le mani
libere per accollare i costi
della crisi a chi ha di più an-
ziché ai soliti noti: draconia-
na lotta agli evasori, serie leg-
gi anticorruzione, antimafia
e anticasta, patrimoniale, li-
beralizzazioni, privatizzazio-
ni, tagli netti a spese folli e
inutili come il Tav, gli F-35 e
i 40 miliardi l'anno di incen-
tivi alle imprese. Invece i
“professionisti della politi-
ca”, quelli che si credono
molto furbi e giocano a Ri-
siko con la democrazia, han
pensato di salvare un'altra
volta B. mettendogli in mano le chiavi della
maggioranza. Lui li ha lasciati fare. Ha pro-
fittato dalla quiete sui mercati per risollevare
i titoli boccheggianti delle sue aziende, ha
incassato tutto l'incassabile su giustizia e tv,
ha avuto il tempo di far dimenticare a mezza
Italia i disastri e le vergogne dei suoi governi.
Ogni due per tre Monti gli lisciava il pelo,
dandogli dello “statista”, bloccando l'asta tv,
scrivendo finte leggi su corruzione e incan-
didabilità, esaltando le virtù civiche di quel-
l'altro galantuomo di Letta, sempre incen-
sato pure da King George. Ora Napolitano e
i suoi giornaloni cadono dal pero e scoprono
che B. antepone i suoi affari alle istituzioni. E
Monti confida a de Bortoli le “pressioni sulla
giustizia” che lo statista di
Milanello gli ha inflitto per
mesi (grazie, ma si notavano
a occhio nudo dalla politica
giudiziaria e televisiva del
suo governo). Ma tu guarda:
lo statista bada ai suoi porci
comodi, chi l'avrebbe mai
detto. Davvero questi finti
tonti pensavano che B. si sa-
rebbe accomodato buono
buono su una panchina dei
giardinetti, mentre sistema-
vano sulle poltrone che con-
tano Monti, Bersani, Mon-
tezemolo, Passera, Casini e
Fini, senza dimenticare uno
strapuntino per Vendola e
uno per Alfano e/o Frattini?
La verità è che lui non si ac-
contenta mai: come dice
Cecchi Gori, che ci è già pas-
sato, “gli dai un dito e lui ti
prende il culo”. Deve ancora
nascere chi lo mette nel sacco: Bersani, Ca-
sini e Fini dovranno difendersi per tutta la
campagna elettorale dall'accusa di aver riem-
pito l'Italia di nuove tasse, mentre lui che le
ha votate tutte fingerà di essersi opposto da
sempre;e avrà buon gioco a gabellare Monti
per un criptocomunista, come nel '95 fece
con Dini, affossandone la figura super partes
e impallinandolo nella corsa al Quirinale,
dove King George l'aveva già destinato in
barba agli elettori. Sono vent'anni che chi
pensa di fregarlo col “dialogo” finisce fre-
gato: per informazioni, citofonare D'Alema e
Veltroni. E, da ieri, anche Napolitano e
Monti. Ben arrivati nel CVB, Club Vittime di
Berlusconi.
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