venerdì 15 febbraio 2013

Credevo fosse un ladro - Marco Travaglio - Il F.Q. 15/2/2013



Oscar Pistorius, arrestato per aver abbattuto la fidanzata a pistolettate, ha confessato: “L’ho uccisa perché credevo fosse un ladro”. Peggio per lui. Se avesse preso ripetizioni da un politico italiano a caso, gli sarebbe
uscito un alibi migliore. Tipo: “È vero, ho sparato, ma a mia insaputa: come ogni notte, stavo pulendo il revolver e mi è partito un colpo”. “Era buio e mi sono confuso: credevo fosse la pistola a salve dello starter, invece era la calibro 9”. “Sono sonnambulo”. “Pensavo si potesse, lo fanno tutti”. “Sono stato provocato: lei mi cazziava continuamente perché non mettevo mai le pattine e le rigavo il parquet, alla fine non ci ho più visto, quando ci vuole ci vuole”. Insomma gli sarebbe bastato pescare dall’inesauribile scusario italiota per salvare le chiappe, o almeno la faccia, sempreché esista una differenza. Prendete Pollari, lo condannano per il sequestro Abu Omar e lui commenta: “Sono una vittima, come Enzo Tortora”. Che notoriamente sequestrava imam egiziani. O Formigoni: secondo la Procura, sono anni che campa a spese nostre. Non tanto per il lauto stipendio di governatore che gli passiamo da 18 anni, quanto per gli extra: la sua Regione favoriva uno stuolo di faccendieri della sanità, i quali si sdebitavano con lui facendogli da bancomat. Vacanze, yacht, ville, pranzi, cene, colazioni, merende, contanti per l’argent de poche. Con quel che costa la vita ai Caraibi. Il totale, mal contato, sarebbe di 8 milioni solo dall’amico Daccò, che a sua volta ne avrebbe asportati un’ottantina dal San Raffaele e dalla Maugeri. Come si difende il Celeste sempre più marron? “È una manovra dei pm per coprire lo scandalo Montepaschi”. Purtroppo ieri i pm hanno fermato il manager di Mps Baldassarri. Il quale ora potrà sostenere che l’han fatto per coprire lo scandalo Formigoni. Poi c’è Fitto, che non si dà pace della condanna a 4 anni per corruzione insieme al corruttore Angelucci. Condanna ingiusta per due motivi. 1) “I giudici sono entrati a piedi uniti in campagna elettorale con una scelta politica precisa”. Quindi, se un politico è condannato per corruzione prima delle elezioni, non è colpa di chi l’ha
candidato sapendolo imputato, ma dei giudici che condannano un innocente perché votano contro. 2) “Non ho preso alcuna tangente del cazzo: ho ricevuto un contributo regolare messo in bilancio dal mio partito e pagato con un bonifico”. Quindi, se un imprenditore paga mazzette a un politico via bonifico in cambio di
favori, basta dichiararle a bilancio e si chiamano “tangenti del cazzo” e non sono reato. Come chiamare una merda fumante “Sacher Torte” e farci l’aerosol. Se poi, come in Finmeccanica, le tangenti vanno a un governo estero per vincere un appalto, non è corruzione internazionale: basta chiamarle, come fa B.,
“meccanismi da attivare” e “fenomeni che esistono in condizione di necessità”, e diventano pura acqua di fonte. Lui del resto parla per esperienza. Angelo Rizzoli invece perché l’hanno arrestato? Per coprire l’arresto di Cellino, o di Proto. O magari viceversa: bisogna armarsi di cronometro e vedere, in questi arresti a orologeria, quale manetta scatta prima. Poi c’è Minzolini, assolto non per non aver commesso il fatto (dalla carta di credito Rai mancano all’appello 68 mila euro, che infatti lui si precipitò a restituire all’azienda); ma perché il fatto non costituisce reato. La Rai la possono derubare tutti, allegria. Ma come spiegare l’assoluzione nell’ottica della guerra delle toghe rosse al povero B.? Semplice: i giudici han voluto mettere Minzo in cattiva luce agli occhi di B. che, sapendolo indagato per peculato, l’aveva subito candidato come capolista in Liguria. E ora chi glielo dice che era innocente? E come lo spiegherà agli elettori, che ormai ci
avevano fatto la bocca? Semplice: copiando da Pistorius. “L’ho candidato perché credevo fosse un ladro”.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog