venerdì 26 aprile 2013

Povero Manconi, non sa quel che fa - Marco Travaglio - Il F.Q. 25/4/2013

Sul Foglio di Giuliano Ferrara, edito da Silvio Berlusconi e famiglia e finanziato dagli italiani con soldi pubblici, il senatore Pd Luigi Manconi, che vi collabora stabilmente, si occupa ancora una volta del sottoscritto. Sostiene che avrei “perso l'autocontrollo” e anche “l'equilibrio”. E fin qui niente da dire: se l'equilibrio di un parlamentare del Pd è quello di attaccare gli avversari di Berlusconi su uno dei tanti giornali di Berlusconi, sono felice di averlo perso, anzi di non averlo mai avuto (nel '94 fui talmente squilibrato da lasciare il Giornale insieme a Montanelli e a 50 redattori, per denunciare quello che per i sinistri alla Manconi è un oggetto misterioso: il conflitto d'interessi di un editore che entra in politica). Aggiunge il Manconi che “nessuno vuole bene a Travaglio” (sul che, se si informasse, potrebbe avere brutte delusioni). Poi mi accusa di “gerontofobia”, “sentimento schiettamente reazionario”, per aver io criticato la rielezione di Napolitano a 88 anni: ma vorrei tranquillizzarlo, io adoro gli anziani, solo che, almeno dopo gli 85 anni, li vorrei in pensione (sul modello schiettamente gerontofobo e reazionario di tutte le democrazie del mondo: esclusi dunque lo Zimbabwe dell'ottantottenne Mugabe, e l’Italia). Il Manconi è anche molto of- feso perché ho scritto che il titolo dell'Unità sul presunto “Patto Grillo-Berlusconi: fermare il cambiamento” era falso, visto che Grillo non ha mai incontrato Berlusconi, anzi i parlamentari del suo movimento sono stati i primi ad aderire all'appello di MicroMega per l’ineleggibilità di Berlusconi (vedremo come voterà il Pd di Manconi, ci sarà da ridere). “Travaglio e tutti i travaglisti-leninisti – rincara il Manconi – hanno costruito proprio su quel paradigma del
‘patto oggettivo’ un'intera letteratura criminale, un'infinita leggenda nera” sull'inciucio centrosinistra-B. Ora, a parte il fatto che diversamente da Manconi non sono mai stato né comunista né leninista (semmai anti), è singolare che l'accusa di “letteratura criminale” giunga dall'ex capo del servizio d'ordine di Lotta continua, che di letteratura criminale se ne intendeva, visto che il giornale omonimo additava i nemici del popolo da sprangare e/o assassinare. Ed è ancor più grottesco che Manconi tenti di smentire l'eterno inciucio 
destra-sinistra proprio nel giorno in cui nasce il governo Letta con Pd, Pdl & C. Giorno decisamente sfortunato, specie per chi è stato appena eletto in un partito che giurava di non governare mai con B. e chiedeva voti agli ingenui elettori contro B. Ma il suo meglio Manconi lo dà quando si dipinge come impavido combattente “da alcuni decenni su cruciali questioni di giustizia: dal problema dei centri di identificazione e di espulsione alle campagne per la verità sulla morte di Aldrovandi, Cucchi, Uva, Mastrogiovanni, Ferrulli... Ci fosse uno, tra i ‘tutori della legalità’, da Travaglio ai travaglisti-leninisti, che trovi il tempo e l'energia per mobilitarsi su quelle tragedie, oltre che contro le ‘larghe intese’”. Non resta che augurare al senatore Manconi di riuscire a mobilitarsi contro le larghe intese con un centesimo del tempo e dell'energia che noi impieghiamo da sempre a mobilitarci sulle tragedie da lui citate. Perché lui alle larghe intese, di cui è una plateale incarnazione (ve l'immaginate, in America, un senatore democratico che scrive su un giornale del leader repubblicano?), si appresta a votare la fiducia. Mentre noi – le collezioni del Fatto sono a sua disposizione – ai centri per immigrati e ai casi Aldrovandi, Cucchi, Uva, Mastrogiovanni, Ferrulli ecc. abbiamo dedicato e continueremo a dedicare centinaia di articoli. Non solo: il Fatto ha prodotto e distribuito un film su Stefano Cucchi, 148 Stefano, mostri dell’inerzia di Maurizio Cartolano, presentato da Padellaro e
dal sottoscritto al penultimo Festival del cinema di Roma insieme a un certo Manconi (ma forse a sua insaputa). Quanto all'impegno di Manconi sulle tragedie dei centri per immigrati e di Uva, Cucchi, Aldrovandi ecc., non sussistono dubbi: nel 1998, quando i Cpt furono istituiti dalla legge Turco-Napolitano, Manconi era il leader dei Verdi che la votarono; e nel 2006, quando l'indulto abbuonò tre anni di carcere a molti agenti
picchiatori (dal G8 di Genova ai casi Aldrovandi ecc.), Manconi era il sottosegretario alla Giustizia che non solo lo sostenne: lo propose proprio.

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