Letta dura senza paura - Marco Travaglio - Il F.Q. 26/07/2013
Brrr che paura: Enrico Letta minaccia lotta dura senza paura, “con
forza e determinazione”, contro l’evasione fiscale: “Gli italiani che
hanno portato i soldi fuori dall’Italia devono sapere che non è più come
5 o 10 anni fa: conviene anche a loro riportare i soldi in Italia e
pagare il dovuto”. E questo perché “il clima è cambiato” e “non ci sono
più le coperture di qualche anno fa”. Quindi gli evasori verranno
inseguiti e catturati ovunque siano, “nei paradisi fiscali o in
Svizzera”. Non è meraviglioso? Il clima è talmente cambiato che B., dopo
aver perso le elezioni, è di nuovo al governo. Pare incredibile, ma ha
lo stesso nome e lo stesso cognome di quello che nel 2001, nel 2003 e
nel 2009 varò tre scudi fiscali per consentire a chi aveva portato i
soldi fuori di rimpatriarli clandestinamente, anonimamente, impunemente e
pressoché gratuitamente (il terzo scudo passò anche grazie alle assenze
di 59 deputati Pd). Anche il presidente della Repubblica è cambiato,
anche se per un’altra curiosa combinazione si chiama esattamente come
quello che promulgò il terzo scudo e, quando un cittadino lo fermò per
la strada e gli domandò il perché di quella firma vergognosa, lo
redarguì severamente.C’è poi un’ultima, prodigiosa coincidenza: un certo
S. B. fra quattro giorni comparirà al processo Mediaset in Cassazione
dopo la condanna in primo e secondo grado a 4 anni per frode fiscale. I
giudici d’appello hanno sottolineato il suo indefesso impegno
antievasione: “Con una strategia originata in anni in cui Silvio
Berlusconi era incontestabilmente il gestore diretto di tutte le
attività, il gruppo Fininvest, e più precisamente il suo fondatore e
dominus, con l’aiuto dell’avvocato Mills ha costituito una galassia di
società estere, alcune delle quali occulte, che occulte dovevano
restare, tanto da corrompere la Guardia di Finanza che rischiava di
scoprirle. Anche perché parte di tali fondi era utilizzata per scopi
illeciti: dal finanziamento occulto di uomini politici alla corruzione
di inquirenti, dalla corresponsione di somme a testi reticenti alla
elusione della normativa italiana (specie della legge Mammì che dettava
limiti al possesso di reti tv)”. In quel sistema, “interponendo fra le
major statunitensi e il gruppo Fininvest-Mediaset una serie di società
estere che operavano adeguati ricarichi nella compravendita dei diritti”
tv, furono “creati costi fittizi destinati a diminuire gli utili del
gruppo e quindi le imposte da versare all’erario”. E dire che quei
diritti “Mediaset avrebbe potuto averli al costo a cui le majors li
vendevano”: invece B. mise in mezzo una miriade di intermediari “vicini,
anche personalmente, al proprietario della società, Berlusconi”.
Risultato: i diritti tv “pervenivano a Mediaset con un differenziale di
prezzo altissimo e del tutto ingiustificato, in una operatività
proseguita per anni, sempre a opera degli stessi uomini che sempre
avevano mantenuto la fiducia del proprietario”. Niente attenuanti
generiche per B., colpevole di “un sistema di società e conti esteri
portato avanti per molti anni, proseguito nonostante i ruoli pubblici
assunti, e condotto in posizione di assoluto vertice”. La condanna
riguarda 7,3 milioni di euro, ma solo perché il grosso delle accuse s’è
prescritto grazie a leggi fatte dallo stesso imputato (falso in bilancio
e Cirielli): il totale delle “maggiorazioni di costo” è di “368 milioni
di dollari”. Quando il Letta nipote ha ammonito “gli italiani che han
portato i soldi fuori dall’Italia”, a B. devono essere fischiate le
orecchie. Qualcuno ha addirittura temuto un duro attacco del premier al
principale di suo zio. Ma è stato un attimo: poi Fassina ha spiegato che
“esiste un’evasione di sopravvivenza”, dettata da “ragioni profonde e
strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero
volentieri a meno”. Ecco, risolto il problema: B. evadeva per
sopravvivere. E Fassina spara cazzate per lo stesso motivo. Che s’ha da
fa’, per campa’.
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