venerdì 11 gennaio 2013

Processo Dell’Utri: “Mediatore di garanzia tra Berlusconi e Cosa Nostra”

Dal sito www.antimafiaduemila.com

Al via la requisitoria del pg Luigi Patronaggio

di Lorenzo Baldo - 11 gennaio 2013
Palermo. “Quaranta collaboratori di giustizia, così come svariate intercettazioni telefoniche descrivono Dell’Utri come un uomo che avrebbe riciclato denaro di Cosa nostra investendo tramite Silvio Berlusconi in Milano 2. (…) Ci troviamo di fronte ad una vittima giudiziaria o ad una persona che ha rafforzato Cosa Nostra?”. Il pg Luigi Patronaggio ha introdotto così la sua requisitoria al nuovo processo di appello per concorso esterno in associazione mafiosa contro il senatore Marcello Dell’Utri che si celebra davanti alla III sezione penale della Corte di appello presieduta da Raimondo Lo Forti.
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Cronologia di un processo
Il 29 giugno 2010 Marcello Dell’Utri era stato condannato a sette anni di reclusione dalla II sezione della Corte d’appello di Palermo presieduta da Claudio dall’Acqua con l’accusa di aver fatto da ponte tra Cosa nostra e il mondo imprenditoriale del nord Italia. Si trattava di una riduzione della condanna a nove anni comminata in I grado. Secondo i giudici di secondo grado Dell’Utri aveva commesso il reato contestato soltanto fino al 1992. Un contrasto evidente con la prima sentenza che aveva indotto la procura generale a ricorrere quindi in Cassazione. Il 9 marzo 2012 la V sezione penale della corte di Cassazione presieduta da Aldo Grassi - legato in passato al collega Corrado Carnevale - aveva però annullato con rinvio la sentenza d’Appello di condanna a sette anni di reclusione. Gli ermellini avevano ritenuto pienamente accertata la collaborazione di Dell’Utri con Cosa nostra, ma soltanto fino al 1977, data per la quale il reato era prescritto. Da qui il rinvio a un nuovo appello per focalizzare ulteriormente il quinquennio 1977-1982. Dopo il quale – aveva stabilito la Cassazione – i rapporti sarebbero proseguiti, ma senza la prova che ci fosse tra le parti un “reciproco interesse”.
La requisitoria
Partendo dalla riconosciuta “sostanziale attendibilità” del pentito Francesco Di Carlo il pg ha ripercorso le tappe fondamentali di un procedimento penale iniziato nel 1997 con il rinvio a giudizio dell’imputato. Uno dopo l’altro sono tornati in aula gli episodi legati alle amicizie mafiose di Marcello Dell’Utri, a partire dai suoi incontri a Milano insieme al boss Stefano Bondate, a Gaetano Cinà, Mimmo Teresi e Antonino Grado. Per non parlare del legame di Dell’Utri con Vittorio Mangano che secondo la ricostruzione di Patronaggio “non è mai venuto meno”. Quello stesso Mangano definito “eroe” dall’odierno imputato. “Gli eroi sono altri – ha sottolineato il pg – e sono quelli che hanno combattuto la mafia”. Per il sostituto procuratore generale “resta acclarata” la cena tra Dell’Utri, Mangano e il boss catanese Antonino Calderone per festeggiare il compleanno di quest’ultimo. Così come la partecipazione di Dell’Utri al matrimonio del trafficante internazionale di stupefacenti Jimmy Fauci svoltosi a Londra nel 1980. Stesso discorso per la partecipazione del braccio destro di Berlusconi a diverse cene a casa di Bontade. Il pg ha poi evidenziato come sullo stesso Dell’Utri pendesse attualmente una richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Patronaggio ha rimarcato i passaggi salienti di quel provvedimento che vede Dell’Utri “interlocutore degli esponenti di vertice di Cosa Nostra” in quanto avrebbe agevolato il progredire della trattativa “rafforzando i responsabili mafiosi della trattativa nel loro proposito criminoso di rinnovare la minaccia di prosecuzione della strategia stragista” e “favorendone la ricezione da Berlusconi Silvio dopo il suo insediamento come Capo del Governo”. Tale documentazione è stata però dichiarata inutilizzabile in quanto non risulta agli atti del processo. Per il pg il contributo esterno a Cosa Nostra fornito da Dell’Utri “si protrae ben oltre il 1992”. “La condotta di Marcello Dell’Utri non può limitarsi a un concorso a un’estorsione – ha sottolineato Patronaggio –. Ma parliamo di due condotte che si esplicano attraverso la mediazione di un’estorsione da un lato e dall’altro attraverso la funzione di garanzia delle attività di Berlusconi protette e agevolate da Cosa nostra. Dell’Utri ha agito per un fine personale ben preciso giovandosi anche della vicinanza con Vittorio Mangano. Dell’Utri, se non avesse avuto alle spalle la potenza di Cosa nostra avrebbe fatto all’interno di Fininvest la scalata che ha fatto? Da oscuro impiegato di banca sarebbe andato a capo di Publitalia? Senza questo ‘valore aggiunto’ di Cosa nostra l’imputato dove sarebbe arrivato? Che carriera politica poteva fare?”. Secondo Patronaggio gli attentati a Silvio Berlusconi e alla Standa negli anni Ottanta e Novanta si inseriscono “nell’ottica di un rapporto complesso tra i due. La tensione e le pressioni costanti su Berlusconi permettono a Dell’Utri di uscirne rafforzato sia nella sua posizione di garanzia nei confronti dell’amico, che nei confronti della mafia per la sua posizione di mediatore”. Sugli attentati a danno dell’allora imprenditore Berlusconi “i pentiti parlano di interventi ai massimi livelli mafiosi per fare cessare gli attentati, il nome che fanno è quello di Marcello Dell’Utri”. Il pg ha ricordato come, secondo i collaboratori di giustizia, della vicenda si interessarono anche i “palermitani” e in particolare Totò Riina “perché non si poteva fare uno sgarro a Dell’Utri”, che avrebbe pagato “tre milioni al mese di pizzo per la Standa”. Nella sua requisitoria Patronaggio ha sottolineato come i rapporti tra Dell’Utri e Ciancimino siano stati “sottovalutati” dalla Corte di Appello presieduta da Claudio dall’Acqua e come le dichiarazioni di Giovanni Brusca collochino la persona di Marcello Dell’Utri “tra Mangano e Berlusconi” e allo stesso tempo “tra Riina e Berlusconi”. “Ci è stato negato l’esame di Silvio Berlusconi – ha ricordato il pg –, ma un processo in cui non viene sentita la parte offesa è un processo morto. Abbiamo perso un’occasione storica! Gli avremmo chiesto se aveva effettuato i pagamenti o meno, l’entità di quei pagamenti, a chi li aveva effettuati e con quale causale, e soprattutto gli avremmo chiesto del suo rapporto con Dell’Utri. E se Berlusconi avesse avuto una posizione di negazione avremmo trasmesso gli atti alla procura”. Allo stesso modo Patronaggio ha sottolineato come fosse stata negata la possibilità di ascoltare le intercettazioni telefoniche tra Dell’Utri e la sorella del boss Vito Roberto Palazzolo e ugualmente come fosse stata negata la possibilità di audire il pentito Stefano Lo Verso nonostante le sue dichiarazioni coincidessero con quelle di Giovanni Brusca. “Dell’Utri ha la grande responsabilità – ha ribadito il pg – di avere messo in contatto questo mondo criminale con un imprenditore che aveva bisogno di capitali e di ‘amicizie’”. E proprio in merito alla necessità di “capitali” Patronaggio ha evidenziato le troppe “anomalie” nelle holding berlusconiane: “C’è troppo contante, troppe operazioni di ricapitalizzazione avvenute sempre tramite Dell’Utri”.
Questa prima giornata di requisitoria si è protratta attraverso la rilettura delle intercettazioni telefoniche tra Dell’Utri e Mangano sull’affare che riguardava il “cavallo”  proprio nel periodo in cui le partite di droga si chiamavano per l’appunto “cavalli”. Per il pg è definitivamente “dimostrato il contatto tra Marcello Dell'Utri e Vittorio Mangano nel '91 e '92”, secondo la sua ricostruzione l'imputato “si è giovato anche a fini personali della sua vicinanza con Vittorio Mangano”. Il processo è stato rinviato al 18 gennaio per la conclusione della requisitoria.

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