domenica 3 febbraio 2013

Al lupo al lupo - Marco Travaglio - il F.Q. 3/2/2013

Forse il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, ex prefetto de L’Aquila, quello che denunciò per “manifestazione elettorale non autorizzata” i cittadini aquilani che portavano via sulle carriole le macerie dal centro storico visto che in due anni nessun’autorità aveva provveduto, ha le idee un pò confuse.
L’altroieri, dopo aver rilanciato l’allarme dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) su un possibile terremoto “nelle prossime ore” in Garfagnana, che ha innescato la psicosi delle autorità locali, fino all’ordine del sindaco di Castelnuovo a 30 mila persone di uscire di casa e di restare all’addiaccio per tutta
la notte, ha dichiarato: “È il frutto avvelenato della sentenza de L’Aquila”: quella che ha condannato in primo grado per omicidio colposo plurimo i sette scienziati della commissione
Grandi Rischi per il famigerato “vertice” del 1 marzo 2009. Ora i casi sono due: o Gabrielli non ha letto le 946 pagine della sentenza; oppure le ha lette e non le ha capite. Il primo caso sarebbe già grave, ma il secondo sarebbe gravissimo
perché significherebbe che siamo sempre
in mano a dilettanti allo sbaraglio. La sentenza spiega chiaramente che nessuno è stato processato per non aver previsto il terremoto del 2009: al contrario, i sei presunti “scienziati” sono stati condannati per due motivi del tutto opposti alla vulgata corrente. 
1) Avere previsto
che il terremoto non ci sarebbe stato, con dichiarazioni di scampato pericolo scientificamente infondate che rassicurarono la popolazione, inducendola a rientrare nelle proprie case dopo aver trascorso molte notti in strada, in auto o lontano dalla città presso hotel, amici e parenti nei quattro mesi di sciame sismico.
2) Non avere effettuato la valutazione e la previsione del “rischio sismico”, cioè l’attività prescritta dalla legge alla commissione Grandi Rischi: che consiste non nel prevedere se ci sarà il terremoto, ma nell’immaginare
quali danni potrebbe causare un eventuale sisma e nell’avvertire dei relativi rischi gli abitanti di edifici pericolanti o insicuri o fuori norma. Questo prevede la legge istitutiva della Grandi Rischi, questo la Grandi Rischi non fece nel 2009, anzi fece esattamente l’opposto, per questo i membri della Grandi Rischi sono stati condannati: per aver agito da politici e non da scienziati, rassicurando le popolazioni con affermazioni prive di fondamento tecnico, assecondando le esigenze del governo Berlusconi con quella che Bertolaso intercettato definì “operazione mediatica”, spacciata però per riunione scientifica.
Quali “frutti avvelenati” potrà mai produrre una sentenza che punisce chi non rispetta la legge e dunque invita la Grandi Rischi a rispettarla in futuro? Mistero. Così com’è un mistero dove mai i giudici de L’Aquila abbiano scritto che d’ora in poi la Protezione civile debba lanciare messaggi allarmistici al minimo tremito della terra per evitare future condanne. Se Gabrielli e i tecnici dell’Ingv avevano elementi scientifici per prevedere un grave terremoto in Garfagnana, hanno fatto benissimo ad allertare le autorità locali e queste a far evacuare le case della zona: nel qual caso però bisognerebbe smetterla di ripetere che i terremoti sono imprevedibili. Se invece non avevano alcun elemento, ma si son messi a gridare “al lupo al lupo” pur sapendo che il lupo non c’era, al solo scopo di non finire sotto processo, hanno inutilmente terrorizzato decine di migliaia di persone, visto che nessuno si sarebbe mai sognato di processarli per non aver previsto un evento
imprevedibile. Insomma, lorsignori si mettano d’accordo con se stessi, si assumano le proprie responsabilità e lascino in pace i giudici de L’Aquila. Che non hanno fatto altro che il loro dovere. Loro.

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