Carta Canta - l'Espresso, 8 febbraio 2013
In meno di una settimana la Banca d'Italia ha collezionato sullo scandalo Montepaschi
qualche posizione in più del Kamasutra. 1) Non sapevamo niente, ci hanno nascosto le
carte, non siamo mica qui ad aprire le casseforti. 2) Qualcosa che non andava l'avevamo
scoperto in due ispezioni, ma non siamo poliziotti e non facciamo lotta al crimine.
3) Abbiamo scoperto tutto noi, infatti la Consob e i pm li abbiamo avvisati noi. Invece il
governo Monti, per bocca del ministro dell'Economia Grilli, ha detto che il derivato
tossico Alexandria nascosto in cassaforte dall'ex presidente Mussari “era noto da almeno
un anno”. Prendiamo per buono che il governo e Bankitalia sapessero tutto da un pezzo.
Appena sette mesi fa, il 12 luglio 2012, si tenne l'annuale assemblea dell'Abi
(l'Associazione bancaria italiana) con la relazione applauditissima del presidente Mussari,
appena confermato due anni dopo la sua rimozione dal vertice Mps. Il presidente dei
banchieri elogiò il governo Monti, “elemento di ritrovato equilibrio, per l’Europa e per
l’Italia”, e lo ringraziò “per aver restituito all’Italia il ruolo che le è proprio in Europa e
nel mondo”. Anche se – birichino - “questo Governo non è mai stato 'tenero' con le
imprese bancarie, rinnoviamo all’Esecutivo il nostro pieno e convinto sostegno”. Seguiva
un severo monito contro “errori passati e speculazione”, cause dello spread che “si
combatte con rigore, crescita e cooperazione”. Il banchiere col derivato in cassaforte
imbrodava “le banche italiane, elemento di solidità del Paese grazie ai loro modelli
virtuosi”. Compreso ovviamente il Montepaschi coi bilanci truccati: un elemento di
solidità grazie anche “all’azione dell’autorità di vigilanza” di cui le banche “sono grate”.
Mussari puntava il dito contro il sistema finanziario americano, quello sì avvelenato dalla
finanza tossica: “Com'è possibile che le dimensioni del sistema bancario ombra negli Usa
siano ancora superiori a quelle del sistema 'regolato e vigilato' e che a 5 anni dall’inizio
della Grande crisi finanziaria accadano ancora casi di perdite miliardarie in un solo
trimestre a causa dei derivati?”. E giù botte ai metodi “fraudolenti” dei banchieri yankee. Soprattutto i derivati (altrui) assillavano il nostro maestro di etica finanziaria: “In quota di
Pil l’ammontare nazionale di derivati è ancora spaventosamente alto, quasi 10 volte il
valore nominale del Pil mondiale. Tra il 2008 e il 2009, dopo lo scoppio della crisi, ha
continuato a crescere”. Certo, osservava l'intenditore, “sbaglierebbe chi volesse
condannare i derivati in quanto tali, a prescindere, ma i dati inducono a riflettere e ad
agire”. Come? Con “regole più stringenti tese a vietare i comportamenti più rischiosi”.
Tipo i suoi, per dire. Ma lui lamentava il rischio che “siano penalizzate le banche italiane,
che sono state sempre vigilate e supervisionate col massimo rigore. Sia chiaro, nessuno
si lamenta della necessaria trasparenza cui peraltro siamo pienamente votati”. Ed esaltava
“le iniziative Abi per l’educazione finanziaria: quello a cui io sono più legato è il tavolo
sulla trasparenza semplice”. Anzitutto trasparenza: “Il comportamento delle nostre
banche – spronato anche dall’azione di vigilanza delle autorità – è sempre più attento al
rispetto delle norme a tutela dei consumatori”. Basta un “episodio anche marginale” a “compromettere per anni la reputazione del settore”. Perciò “siamo impegnati,
singolarmente e come Abi, a promuovere la massima correttezza dei comportamenti”.
Dunque, ça va sans dire, avanti tutta con “la lotta alla corruzione in ogni sua forma” e alla
“mancata fedeltà al fisco”. Fortuna che, concludeva Mussari, l'Abi dà “un contributo
importante alla diffusione della cultura della legalità tra le imprese” e le banche, che
“devono porre in essere un grande sforzo di trasparenza”. In prima fila, ad applaudire
deferenti e impettiti il novello Catone, c'erano il premier Monti e il governatore Visco. Ma
come: non sapevano già tutto dei traffici di Mussari? E allora perché applaudire quella
fiera della bugia e dell'ipocrisia? Se quel giorno di sette mesi fa si fossero alzati per
andarsene, o non si fossero proprio presentati, oggi sarebbero un filo più credibili.
Nessun commento:
Posta un commento