giovedì 7 febbraio 2013

Stupidità oggettiva - Marco Travaglio - Il F.Q. 7/2/2013


Se il centrosinistra non avesse abdicato al dovere morale e politico di rinfacciare a B.
i suoi scandali giudiziari, così immunizzandolo per sempre dalle conseguenze morali e
politiche dei reati suoi e delle sue aziende, oggi potrebbe rispondergli qualcosa a proposito
delle sue accuse sul caso Montepaschi. Perché purtroppo B. ha ragione a denunciare la “responsabilità oggettiva” degli ex Pci, ex Pds, ex Ds, ora Pd nella malagestione della
banca senese, da decenni nelle mani degli amministratori locali del centrosinistra, dopo
aver fatto capo alla P2 e aver regalato a B. fidi e finanziamenti oltre ogni limite di rischio
ai tempi di Milano2. Il fatto è che la responsabilità oggettiva dovrebbe valere sempre,
anche per lui. Anche quando viene assolto o prescritto in processi che vedono condannati
suoi manager o fedelissimi. Stiamo parlando non solo di culpa in eligendo e in vigilando,
per aver scelto gli uomini sbagliati e non averli sorvegliati. Ma anche soprattutto di culpa
“in premiando”, visto che, una volta accertata la loro colpevolezza, non sono stati rimossi
o puniti, anzi han fatto tutti carriera, in azienda o addirittura in Parlamento. Delle
tangenti alla Guardia di Finanza, B. disse di non saperne nulla. Fu condannato in primo
grado, prescritto in appello e assolto per insufficienza di prove in Cassazione: ma il capo
dei servizi fiscali Fininvest, Salvatore Sciascia, confessò e fu condannato per corruzione a
2 anni e 4 mesi, mentre l’avvocato Massimo Maria Berruti si beccò 8 mesi per
favoreggiamento: dopodiché entrambi divennero onorevoli, sebbene B. sapesse tutto
almeno dalle sentenze, o forse proprio per questo. E la responsabilità oggettiva di B.?
Nessuno ne parlò.
Anzi, quando fu assolto, D’Alema si scusò pubblicamente con lui per aver chiesto a suo
tempo le sue dimissioni: cioè per averne detta eccezionalmente una giusta. Anche
Dell’Utri fu condannato per le false fatture di Publitalia insieme ad altri manager, e poi
per mafia: promosso senatore. E la responsabilità oggettiva di B.? Passata in cavalleria.
Il fratello minore Paolo patteggiò per una mega-truffa alla Regione Lombardia.
Della responsabilità oggettiva del fratello maggiore, neanche a parlarne. Previti fu
condannato perché comprava giudici e sentenze à la carte con soldi di B. e della
Fininvest: B. se la cavò per prescrizione, ma la Fininvest fu condannata civilmente a
risarcire De Benedetti per lo scippo della Mondadori. Avete mai sentito un esponente del centrosinistra (a parte Di Pietro, non a caso espulso con ingnominia) rammentargli
quella piccola responsabilità oggettiva da 560 milioni? Idem per il caso Mills: l’avvocato
inglese fu condannato per essere stato corrotto con 600 mila dollari di provenienza
Fininvest e poi prescritto, mentre B. fu subito prescritto. E la sua responsabilità oggettiva?
Di solito, per accertare la responsabilità oggettiva di un politico, non c’è bisogno di
processi o sentenze: bastano i fatti, almeno quando sono documentati. E di fatti
documentati ce n’erano a bizzeffe già nel 1997, quando il centrosinistra promosse B. a
padre costituente nella Bicamerale, chiamandolo a riformare “insieme” nientemeno che la Costituzione. E ce n’erano a carrettate nel novembre 2011, quando il Pd accettò di
entrare in una maggioranza guidata da lui per governare insieme l’Italia appoggiando
Monti. Per vent’anni chi avrebbe potuto e dovuto isolarlo, rifiutare di parlargli,
delegittimarlo per le sue colpe politico-morali prim’ancora che penali, lo ha invece
coinvolto, riverito, interpellato, legittimato. Col risultato che lui, oggi, rinfaccia agli altri le
loro responsabilità oggettive. E gli altri non sanno cosa rispondere, perché non hanno più
nulla da dirgli: o, peggio, dovrebbero dirgli ciò che non gli han detto per vent’anni.

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