Carta Canta - l'Espresso, 8 marzo 2013
Il 24 e 25 febbraio gli elettori non hanno soltanto sbaragliato i
vecchi partiti e quelli
finto-nuovi, ma anche messo in mora gli
intellettuali “organici” che da decenni campano alla loro ombra o al
loro seguito. Cioè quell'esercito di scopritori dell'acqua calda, di
sfondatori di porte aperte, di scalatori di
discese che non hanno mai esercitato alcun controllo indipendente sul
potere, di cui fanno intrinsecamente parte, anzi ne hanno sempre
avallato e rilanciato le imposture anziché aiutare l'opinione pubblica a
liberarsene. Alla vigilia delle elezioni, per esempio, l'ambasciatore
Sergio Romano, rispondendo a due lettori del Corriere della sera,
commentava da par suo le indagini sui casi di corruzione internazionale
di Finmeccanica in India ed Eni-Saipem in Algeria. La prima risposta era
eloquentemente intitolata: “Se la guerra alla corruzione danneggia
l'economia nazionale”. La corbelleria ripetuta da Berlusconi in campagna
elettorale trovava così un autorevole (si fa per dire) avallo.
Romano, bontà sua, non accusa di rovinare l'economia italiana
direttamente i magistrati, ma la convenzione Ocse del 1997, sottoscritta
da 39 paesi occidentali fra cui l'Italia. Solo che - argomenta -
l'Italia è più sfortunata degli altri perché la nostra magistratura è
indipendente dalla politica e può “opporre al governo, anche quando il
Paese ha urgente bisogno di esportare, l'articolo della Costituzione
sull'obbligatorietà dell'azione penale”. Invece, secondo Romano, ci sono
paesi più fortunati di noi, come “Francia e Inghilterra” dove “il
governo può esercitare un certo controllo sulla magistratura e ha quindi
una maggiore libertà di azione”: nell'autorizzare o nel coprire le
tangenti per truccare le gare per commesse internazionali. Una bella
fortuna, non c'è che dire. Nella seconda risposta Romano si supera,
elogiando “alcuni Paesi, fra cui la Germania” che fino all'ultimo
avrebbe “cercato di fare una distinzione fra tangenti interne ed esterne
sanzionando le prime e chiudendo un occhio sulle seconde”. Già, perché
proprio questo sarebbe il punto debole della convenzione Ocse: la
pretesa che “anche le tangenti esterne venissero punite”. Addirittura!
Grave errore, secondo l'illuminato ambasciatore, perché con questa lotta
alle tangenti esterne “stiamo andando un po' troppo di corsa. Piuttosto
che cercare di fare pulizia anche in casa d'altri, dovremmo limitarci a
fare pulizia in casa nostra”. E come? Distinguendo fra le mazzette
cattive e quelle buone e giuste. E quali, di grazia? Quelle – tenetevi
forte - “pagate all'estero” che “non creano evasione fiscale e
arricchimenti indebiti nel proprio Paese” e dunque “possono essere
considerate un inevitabile tributo allo stato di sviluppo dei nostri
clienti”.
Ecco il sistema ideale per aiutare il Terzo Mondo a
svilupparsi: rimpinzarlo di mazzette e insegnandogli a premiare non il
merito, ma la corruzione e il mercato sporco. Chissà a quali fonti di
diritto comparato si abbevera l'ambasciatore. Basta connettersi col sito
del Foreign Corruption Practices Act americano, nato nel 1977 dopo lo
scandalo Lockheed e reso di recente ancor più severo, per scoprire le
salatissime multe a sei zeri appioppate sotto l'amministrazione Obama a
una quarantina di compagnie Usa beccate a pagare tangenti
internazionali. La Johnson & Johnson, per aver corrotto medici e
pubblici funzionari in Europa e in Iran, dovrà sborsare 70 milioni di
dollari. La Monsanto 450. E la texana Kbr, del gruppo Halliburton già
guidato da Dick Cheney, 560. Anche l'Eni, quotata a New York, è stata
multata due anni fa dalla Sec e dal Dipartimento di Giustizia per 360
milioni a causa di una tangente versata in Nigeria. La Germania, per gli
stessi motivi, ha spolpato colossi come Siemens, Daimler, Man,
Eads-Airbus, Deutsche Bahn. E così ha fatto, per mezzo miliardo di
dollari, l'Inghilterra con Bae, concorrente inglese di Finmeccanica,
scoperto a ungere ruote all'estero. Con buona pace di Berlusconi e di
Romano. Il quale continua a disinformare i lettori del Corriere, ma
almeno – e questo è l'aspetto positivo – ha smesso di rappresentare
l'Italia in giro per il mondo.
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lunedì 11 marzo 2013
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