ArrestyPd - Marco Travaglio - Il F.Q. 16/05/2013
Mettendo insieme tutti i “casi isolati” di esponenti del Pd nei guai
con la giustizia, tutti i “compagni che sbagliano” beccati negli ultimi
mesi viene fuori un quadro spaventoso. Che però spiega benissimo perché
il vertice del partito non ha fatto alcuna fatica ad andare (anzi, a
tornare) al governo con Berlusconi, dopo aver espulso dalla coalizione
Di Pietro e tenuto a debita distanza Ingroia. Mentre la base e gli
elettori vomitano, i massimi dirigenti hanno l’aria estasiata di chi
assapora la Sacher Torte. Ora, per qualche ora, si parlerà della
questione morale nel Pd di Taranto dopo l’arresto dell’ennesimo
esponente al servizio dei Riva, il presidente della Provincia Giovanni
Florido. Poi si dirà che in fondo l’han solo messo al gabbio, c’è la
presunzione d’innocenza, aspettiamo fiduciosi la Cassazione fra una
dozzina d’anni. Anzi, come fa notare a Ballarò parlando del processo
Ruby il capogruppo Roberto Speranza, ultimo pollo di batteria uscito
dalle serre bersaniane, bisogna separare la politica dalla giustizia, e
poi sono altri i veri problemi degli italiani (già, peccato che da
vent’anni i governi e i parlamenti non possano occuparsi mai dei veri
problemi degli italiani perché sono appesi alle mazzette e al pisello
del Cainano). L’espressione “questione morale” suona ormai vuota: non
basta più a descrivere la devastazione culturale, politica, etica,
perfino semantica di un partito che non ha mai nulla di suo da dire su
nulla, e dunque prende a prestito le parole del presunto avversario. È
uno sterminio di pensieri e linguaggi che non riguarda solo il vecchio e
bollito politburo che è riuscito a perdere le ultime elezioni già
vinte, a fumarsi il padre fondatore Prodi, a lasciarsi scappare il treno
di Rodotà, a tradire gl’impegni elettorali, a rispedire al Quirinale un
signore di 88 anni che le dà sempre vinte a B. e dai tempi di Craxi si
diverte a demolire ciò che resta del suo partito, infine a infilarsi
nella trappola del governo Letta comandato a bacchetta da B. Ma investe,
quello sterminio, anche il cosiddetto rottamatore Renzi, delle cui
intenzioni nulla s’è capito durante le presidenziali e le consultazioni
per il governo. Avete mai sentito qualcuno dei vecchi o dei nuovi, da
Renzi a Barca, dire qualcosa sulla qualità deprimente della classe
dirigente al Sud, dove – a parte il pozzo nero di Taranto e dintorni–
regnano ras screditati come il governatore lucano De Filippo (mezza
giunta arrestata) e il suo degno predecessore Bubbico (appena promosso
ministro), il sindaco di Salerno De Luca (appena promosso viceministro),
il capataz di Enna Crisafulli (escluso dalle liste solo grazie alla
battaglia del Fatto , e fra le proteste dello stato maggiore del Pd
siciliano)? E, per salire al Nord, qualcuno dice qualcosa sui pizzini di
Penati, ex capo della segreteria di Bersani, ora che si apre il suo
processo per tangenti? Passano i segretari e le glaciazioni, ma ancora
tocca leggere Violante, che nel giorno della requisitoria Ruby non trova
di meglio che annunciare ad Avvenire “la riforma della giustizia”, anzi
dei giudici: non dice una parola sui tempi biblici e sulla piaga delle
prescrizioni, ma vuole “studiare i sistemi con la discrezionalità
dell’azione penale come quello francese” (dove i pm dipendono dal
governo) e soprattutto far giudicare i magistrati in appello da una
corte disciplinare formata per due terzi da politici. Poi aggiunge che
le sentenze non devono “ostacolare il governo” e “l’alleanza non può
dipendere dalle sentenze”. Cioè, se una sentenza stabilisce che B. è un
“delinquente” specializzato in frodi fiscali, un partito che si rispetta
che fa? Se lo tiene al governo e gliene lascia pure le chiavi. E
l’interdizione dai pubblici uffici? “Se il problema si porrà, in quel
momento potrà essere esaminata la situazione”. E, di grazia, come si
“esamina” un’interdizione? La si ignora per “non ostacolare il governo”?
Idea per il movimento OccupyPd: occupy pure Violante.
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