martedì 14 maggio 2013

Bugiardo sincero e disonesto onesto - Marco Travaglio

L'espresso - 10/5/2013

Montanelli lo definiva «un  bugiardo sincero», ma solo  nel senso che «mente così  bene da finire col credere  alle sue stesse bugie». Ora  Berlusconi rischia di diventare un bugiardo sincero anche nel senso che le sue  menzogne riesce persino a realizzarle. Non  è un paradosso, è peggio. In campagna  elettorale molti, lui compreso, sapevano  benissimo che la sua promessa di abolire  l’Imu per il futuro e di restituire quella già  pagata era totalmente assurda: sia perché  manca la copertura finanziaria, sia perché  la tassa sulla casa, almeno per i redditi  medio-alti, è un’equa patrimoniale, un  buon inizio di federalismo fi scale e un ottimo antidoto all’evasione di massa (i  fabbricati sono l’unico bene impossibile  da nascondere).  Ma su quella promessa il Caimano  ha costruito la sua piccola rimonta alle  elezioni (il grosso, com’è noto, l’ha fatto la  decrescita infelice del centrosinistra). E su  quella promessa costruisce la sua prossima campagna elettorale, dove il politico  più bugiardo di tutti i tempi si presenterà  come un uomo di parola, mentre gli altri  faranno la figura dei bugiardi voltagabbana (a parte Grillo, fin troppo ligio agli  impegni elettorali). Monti s’era impegnato a non candidarsi e s’è candidato. Napolitano aveva giurato di non farsi rieleggere  e s’è fatto rieleggere. Il Pd aveva strillato  “mai con Berlusconi” e poi con Berlusconi  s’è accordato sul Quirinale e sul governo.  Invece il Cavaliere, sapendo di perdere,  aveva chiesto la grande coalizione col Pd  e l’abrogazione dell’Imu: ha ottenuto la  prima e otterrà almeno in parte la seconda.  E se l’otterrà solo in parte, potrà usare la  vittoria mutilata come pretesto per rovesciare il governo contro la solita “sinistra  delle tasse”: cioè senza pagare pegno, anzi  lucrando voti. Intanto il governo Letta si  sarà tarpato le alucce, sperperando miliardi inutili per inseguire le mattane del Caimano e precludendosi la possibilità di alleggerire il peso del fi sco in settori ben più  cruciali (tipo il lavoro). Così l’inciucio si  rivela ancora una volta - come sempre, in  questi vent’anni - asimmetrico e sbilanciato pro Berlusconi. Lui ci guadagna, gli altri  ci rimettono. Nel “do ut des”, il “do” del  Pd al Pdl si vede benissimo, mentre si  stenta ad afferrare l’“ut des” del Pdl al Pd.  In attesa di stabilire se il Cavaliere sia il  politico più abile del ventennio o il leader  del centrosinistra più stupido (o ricattabile) del millennio, nessuno considera l’abissale differenza dei due elettorati. Quello  del Pdl, almeno nel suo zoccolo duro, è  uguale al suo signore e padrone e lo segue  ciecamente ovunque vada: sia se va alla  guerra contro il centrosinistra, sia se ci va  al governo. Quello del Pd è molto meglio  dei suoi dirigenti e, quando se ne sente  tradito, cioè quasi sempre, reagisce. Perciò  ora il Pdl, che aveva straperso le elezioni, arrivando terzo dietro Pd e M5S e smarrendo per strada 6,5 milioni di elettori,  cresce nei sondaggi. Il Pd, che di voti ne aveva persi la metà ed era arrivato primo,  è in caduta libera. Eppure si è pappato le  prime quattro cariche dello Stato e al Pdl  ha lasciato le poltrone di vicepremier e  ministro dell’Interno per l’imbarazzante  Alfano e un pugno di dicasteri. Il che consentirà a Berlusconi di presentarsi, quando  vorrà, agli elettori travestito da statista che  non bada alle cadreghe. E nessuno (almeno si spera) oserà più contestargli il con flitto d’interessi, visto che se c’è una certezza in questa legislatura è che una legge in  materia il Pd non oserà neanche proporla,  né tantomeno votare per l’ineleggibilità  dell’ineleggibile. Poi c’è la ciliegina sulla torta. Nel governo il Pdl non ha infi lato neppure un indagato, mentre il Pd ha piazzato due imputati: Filippo Bubbico, rinviato a giudizio per abuso d’uffi cio, e Vincenzo De Luca, che vanta tre processi in corso (truffa e falso peculato; associazione a delinquere e concussione), una condanna poi prescritta per reati contro l’ambiente e un’indagine per falso ideologico e abuso d’uffi cio. Così, quando torneremo a votare, il Pd non potrà più nominare la questione morale: anche quella gliela scipperà Berlusconi. Bugiardo sincero e disonesto  onesto, per grazia ricevuta.

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