domenica 19 maggio 2013

Il Reticente della Repubblica - Marco Travaglio - Il F.Q. 19/05/2013.

L’altroieri il ministro degli Esteri britannico ha ordinato al Coroner che indaga sull’assassinio di Aleksandr Litvinenko, l’ex agente Kgb avvelenato a Londra 7 anni fa con un tè al polonio, di insabbiare l’inchiesta che puntava ai servizi segreti russi e di coprire col segreto di Stato il ruolo di quelli britannici. Il gentile omaggio al regime di Mosca segue di pochi giorni il vertice Cameron-Putin. E tanti saluti alla famiglia Litvinenko, che non avrà mai giustizia per non disturbare la politica e gli affari. In Italia questo – grazie alla Costituzione che tutela l’indipendenza della magistratura “da ogni altro potere” e l’azione penale obbligatoria – non può accadere. Almeno sulla carta. Ma sempre più spesso si tenta di farne una prassi: con leggi incostituzionali, attacchi e processi disciplinari ai magistrati che doverosamente ignorano la (presunta) “ragion di Stato”, e sempre più frequenti “moniti” del presidente della Repubblica, autoproclamatosi capo della magistratura grazie alla complicità dei politici col culo sporco e dei giuristi di corte. Ora Napolitano è stato citato come teste dai pm di Palermo per spiegare cosa voleva Mancino quando tempestava di telefonate il Colle chiedendo interventi indebiti (in parte ottenuti) sulle indagini sulla trattativa; e cosa intendeva dire il suo consigliere D’Ambrosio un anno fa, quando gli ricordò per iscritto di aver confidato a lui (“lei sa”) e “anche ad altri” le “ipotesi” e i “timori” di essere stato usato come “ingenuo e utile scriba di cose utili a fingere da scudo per indicibili accordi”. Siccome D’Ambrosio è morto, la cosa più naturale è che Napolitano riferisca tutto ciò che sa al processo che si apre il 27 maggio per far luce sulla trattativa Stato-mafia, costata la vita a Borsellino, cinque uomini di scorta e dieci cittadini di Firenze e Milano. Ma ecco subito trapelare sulla stampa corazziera le solite esalazioni quirinalesche senza testo né firma, che esprimono “sorpresa” (Repubblica ) e “stupore” per le “ferite riaperte” (il Corriere, che aggiunge un irresistibile tocco di surrealismo, deplorando un fantomatico “insopportabile e quasi ossessivo fronte politico- mediatico schierato contro il Colle”). Si ripete il copione già visto dopo le intercettazioni Mancino-D’Ambrosio-Napolitano, col bombardamento mediatico e istituzionale (conflitto alla Consulta) contro la Procura di Palermo. Allora si raccontava la frottola del Presidente che non può essere indagato né intercettato (infatti non lo era) in base a fantomatiche “prerogative”. Ora si favoleggia di un suo presunto diritto a non testimoniare, negando addirittura il dovere dei pm di citarlo. Il favolista più zelante è l’ormai irriconoscibile Michele Ainis, che sul Corriere si esercita in una memorabile arrampicata sulle specchiere del Quirinale. A suo dire, il processo per accertare la verità sulla trattativa è una guerra e citare 176 testi equivale a “sparare 176 colpi di pistola, ma anche di cannone”, perché nella lista ci sono diversi papaveri: Napolitano, Ciampi, Grasso e il Pg della Cassazione, Ciani. Il che sarebbe “una rivalsa se non proprio una vendetta” dei pm contro il Colle. Parrebbe “il trionfo del principio di eguaglianza” (sancito dalla Costituzione), invece è “la mortificazione del principio di ragionevolezza” (ignoto alla Costituzione, ma anche alla ragionevolezza stessa: se si processa la trattativa Stato-mafia, è ragionevole che fra gli imputati e i testi siedano anche uomini dello Stato, tantopiù se ancora un anno fa si scambiavano strani messaggi sul tema). La “ragionevolezza” alla Ainis ricorda tanto il modello inglese: il governo ordina agl’inquirenti di non disturbare il manovratore e quelli eseguono. Ainis sa bene che il codice prevede espressamente “la testimonianza del presidente della Repubblica” (art. 205 Cpp), fissandone il luogo (il Quirinale). Dunque il Presidente, come ogni cittadino, ha l’obbligo di rispondere e dire la verità, altrimenti è reticenza o falsa testimonianza. Ma subito – strologando da sé o leggendo nel pensiero dell’amato Colle – Ainis si domanda che accadrebbe “se Napolitano rifiutasse di testimoniare”. E si risponde che può farlo, e senza commettere reati. Quest’esenzione da un dovere primario non è scritta da nessuna parte, ma lui la deduce così: siccome il Presidente dev’essere sentito nel suo ufficio, se non apre la porta i giudici non possono costringerlo con l’accompagnamento coattivo. Insomma, il suo dovere di deporre sarebbe “volontario” e “non obbligatorio”. È l’ennesima perla di diritto creativo, anzi dadaista, che fa il paio con quella (poi avallata dalla Consulta) del Presidente inascoltabile anche se parla con un indagato intercettato. E trascura l’aspetto morale, ancor più grave di quello giuridico, di un capo di Stato che rifiuta di fare chiarezza sugli “accordi indicibili” con la mafia confidatigli dal suo consigliere. Senza contare il principio di “leale collaborazione fra poteri dello Stato” sempre monitato quando fa comodo. Ainis comunque invita la Corte a cancellare Napolitano dalla lista testi dei pm per evitare l’“ennesimo tamponamento tra politica e giustizia” e “agevolare il traffico”. Ma forse voleva dire i traffici. Secondo Ainis, poi, “non era mai successo che un presidente della Repubblica fosse convocato”. Falso: Napolitano è stato ammesso come teste al processo Borsellino in corso a Caltanissetta. E nessuno ha obiettato nulla. Si spera che Napolitano si guardi dagli amici come Ainis (peraltro in buona compagnia dei giureconsulti Nitto Palma, Gasparri, Brunetta, Santanchè, Napoli, Gelmini, Cicchitto). Se davvero rifiuterà di testimoniare, si caccerà in guai ancora peggiori: la gente penserà che non solo ha tentato di salvare da un’inchiesta l’amico Mancino; ma ha pure qualcosa di grave da nascondere sulla trattativa ai tempi delle stragi. Già, perché – con buona pace di Ainis che invita i giudici a “mettersi l’animo in pace” – ci sono decine di famiglie in lutto e milioni di italiani che non avranno pace finché non otterranno verità e giustizia.

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