martedì 28 maggio 2013

Nessun multi Ostellino - Marco Travaglio

Carta Canta - l'Espresso, 24 maggio 2013

Non c'è indagine intercettazione, interrogatorio, rinvio a giudizio, requisitoria, sentenza che non incontri la più fiera e risentita avversità di Piero Ostellino sul Corriere. Dipendesse da lui, le carceri sarebbero disabitate, perché ai suoi occhi tutti gl'indagati, imputati e condannati sono innocenti perseguitati. Di solito il suo empito assolutorio accarezza imputati eccellenti, ma non sempre. Una volta Ostellino tuonò contro il malvezzo illiberale di multare i pirati della strada (“il limite di velocità è diventato una forma di lotta di classe e l’autovelox l’incrociatore Aurora che dà il via alla rivoluzione egualitaria”). Il che fece sospettare a Michele Serra che un vigile comunista l'avesse beccato ai 200 all'ora. E a pensar male... L'altro giorno Ostellino ha confessato il movente di tanta bile contro la Giustizia italiana: “Mi è bastato di averci avuto a che fare una sola volta per convincermene”. Fu quando – racconta, ancora affranto – denunciò qualcuno per diffamazione e ottenne ragione. Purtroppo però il risarcimento in Cassazione “fu ridotto a meno di un terzo di ciò che aveva già fissato la seconda sentenza che aveva già ridotto d'un terzo l'indennizzo della prima”. Ora lo sventurato deve “restituire pressochè tutto ciò che avevo incassato” e magari speso. Si spera in una colletta degli eventuali lettori per alleviargli l'esborso. Impossibile riconciliarlo con la Giustizia (“Non ne ho alcuna fiducia”) che l'ha colpito proditoriamente negli affetti più cari per motivi politici (“perchè politicamente antipatico”). Di qui il rovello che gli leva il sonno: perché “si perviene a sentenze poi smentite anni dopo”? Qualcuno potrebbe rispondere: perchè abbiamo – unici al mondo – tre gradi di giudizio. Ma per Ostellino non è colpa delle leggi, bensì della magistratura: “gente che non sa fare il proprio mestiere o lo fa con la (paranoide) presunzione di poter disporre della vita degli altri a proprio arbitrio”, “animata di un senso politico-palingenetico della funzione o di un'idea di se stessa che rasenta la paranoia”. Come già disse l'autorevole Berlusconi, ”i giudici sono matti, se fai quel mestiere devi avere delle turbe psichiche”. Ora si spera che il dentista di Ostellino non gli sbagli un ponte, se no quello dichiara guerra all'Ordine dei medici. Ma sarebbe ingiusto ridurre tutto a questione privata. Egli infatti corre al salvamento di tutti i suoi amici e beniamini imputati, e sono tanti: Craxi, Moggi, Ricucci, Berlusconi. Ma anche Andreotti, la cui colpevolezza – assicura – non fu “mai provata”. Strano: la sentenza recita “reato commesso fino alla primavera del 1980”.
Ma il bello di Ostellino è che pontifica su tutti i processi senza saperne nulla. L'altro giorno ha chiamato due volte “arringa” la requisitoria del pm Boccassini su Ruby e l'ha definita “teorema” perché “non si trova la (presunta) vittima del puttaniere” e “il funzionario di Questura nega di essere stato concusso”. Non sa che i due delitti sono perseguibili d'ufficio, senza bisogno di denunce: anche perchè le vittime di entrambi si trovano in stato di minorità e soggezione, e spesso negano di esserlo (se un boss induce un commerciante a pagare il pizzo e questi nega, viene condannato lo stesso). Poi aggiunge che Di Pietro, al posto della Boccassini, “avrebbe messo in galera Berlusconi e non ce lo avrebbe tirato fuori fino a quando, pur di uscirne, non fosse stato disposto ad accusarsi di aver fatto sesso con la madre”. Ora, purtroppo, l'ex pm Di Pietro non ha mai arrestato né liberato nessuno (è compito del gip). Ma soprattutto non avrebbe mai potuto mettere in galera Berlusconi neppure volendo, per via dell'immunità. Mica siamo nei “Paesi dove la Giustizia è amministrata in nome della 'rule of law', il governo della legge” magnificati da Ostellino. Tipo la Gran Bretagna, dov'è stato appena arrestato il deputato Nigel Ivans, vicepresidente della Camera, accusato di molestie da due giovani di 20 anni. I due sono maggiorenni, il deputato non ha immunità (a Londra non esiste), Di Pietro e Boccassini non c'entrano. Delle due l'una: o i teoremi delle nostre toghe rosse sono contagiosi, oppure Ostellino non sa quello che dice.

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