martedì 11 giugno 2013

Terminator - Marco Travaglio - Il F.Q. 11/6/2013

Ci eravamo appena abituati, grazie al penultimo monito di Napolitano, all’idea che il governo non fosse a termine, come invece affermava il terzultimo monito di Napolitano. Ed ecco che, dall’ultimo monito di Napolitano contenuto nell’intervista a Scalfari, peraltro registrato prima del penultimo e del terzultimo, apprendiamo che il governo è di nuovo a termine. In attesa di un nuovo monito di Napolitano che chiarisca a noi poveri tapini ma soprattutto a Napolitano se il governo è a termine o no, riepiloghiamo anche per Napolitano le puntate precedenti. Il 2 giugno Napolitano annuncia ai giornalisti che il governo Letta è “una scelta eccezionale e senza dubbio a termine”. Pochi minuti dopo l’Ansa titola: “Napolitano, governo senza dubbio a termine”. Il 3 giugno ecco Repubblica : “Napolitano: il governo è a termine”. Corriere : “Napolitano, esecutivo a termine: 18 mesi per le riforme”. Messaggero : “Riforme, governo a termine”. Due giorni senza moniti, poi il 5 giugno il Fatto intervista Barbara Spinelli. Domanda Silvia Truzzi: “Il capo dello Stato ha messo una data di scadenza al governo, una cosa mai vista. Grillo ha obiettato: ‘A che titolo dice queste cose?’. Lei che ne pensa?”. Risponde la Spinelli: “Grillo ha perfettamente ragione...”. Nel pomeriggio il Premiato Monitificio del Colle dirama un monito appena sfornato: “Si continua ad accreditare (da ultimo, da parte della giornalista del Fatto Quotidiano Silvia Truzzi, nella sua intervista a Barbara Spinelli) il ridicolo falso di un termine posto dal Presidente della Repubblica alla durata dell’attuale governo. E ciò nonostante quel che egli aveva già detto in proposito la sera del 2 giugno ai giornalisti presenti in Quirinale... Sarebbe un fatto di elementare correttezza tenerne conto e non insistere in una polemica chiaramente infondata”. I siti e i giornali, gli stessi che il 3 giugno avevano titolato sul governo a termine, fanno finta di nulla: “Napolitano smentisce il Fatto ”. In realtà smentisce se stesso, ma non si può dire: qualcuno potrebbe dubitare della sua lucidità mentale. Domenica alla festa di Repubblica viene trasmesso il video di una sua frizzante intervista con Scalfari. Dopo aver ripercorso uno degli snodi fondamentali della storia patria, le leggendarie dimissioni del ministro dell’Agricoltura del governo Pella nell’agosto del '53, già compulsato l’estate scorsa nel memorabile duetto a Castelporziano alla presenza dell’upupa e del cinghialotto, si passa all’attualità. Scalfari assesta la domanda del kappaò: “Il Paese era diviso, si avvertiva la necessità di una continuità istituzionale”. Napolitano, messo alle corde da cotanta impertinenza, risponde: “Un’alleanza politica è sempre a termine, in particolare quando è eccezionale, come tra il ’76 e il ’78 e come quella attuale... Ora il problema è far vivere il governo per un’esigenza di minima stabilità istituzionale e di sopravvivenza del Paese. Poi ciascuno riprenderà la propria strada”. Repubblica la riassume ieri in prima pagina: “Napolitano a Scalfari: alleanza a termine, ognuno riprenderà la sua strada”. E il Corriere : “Esecutivo nato in situazione eccezionale, l’alleanza è a termine”. Mentre scriviamo, ancora nessun monito contro chi “continua ad accreditare il ridicolo falso di un termine posto dal Presidente all’attuale governo”. Nasce financo il sospetto che ad “accreditare il ridicolo falso di un termine posto dal Presidente” sia il Presidente. Ma resta inevaso un interrogativo: perché lo fa? È un burlone che fa scherzi di Carnevale fuori stagione? È affetto da sindrome bipolare? Confonde il governo Pella col governo Letta? Non ci sta più con la testa? Speriamo di no, visto che l’avremo sul groppone per altri sette anni (a meno che non sia lui stesso a termine, ma non saremo certo noi ad accreditare il ridicolo falso). Non resta che attendere un monito di Napolitano contro Scalfari. O contro Repubblica e Corriere. O, Dio non voglia, contro Napolitano.

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