Gli applausi al Pd che ha escluso dalle liste due impresentabili, Vladimiro Crisafulli e Antonio Papania, dopo averne indotti altri tre a ritirarsi, hanno frettolosamente coperto alcuni aspetti della faccenda che è bene ricordare. A futura memoria.
1) L'idea che chi ha condanne o processi non sia candidabile, scontata 20 anni fa in piena Mani Pulite, era rapidamente evaporata dal panorama politico. Non solo nel centrodestra, ma anche nel centrosinistra, che dal '96 ha sempre candidato fior di pregiudicati e imputati. Chi scrive, prima delle elezioni del 2001, del 2006 e del 2008, pubblicò tre libri sugli impresentabili in lista: silenzio di tomba. E nel 2007 Grillo fu sommerso da insulti trasversali quando lanciò al primo V-Day la campagna Parlamento Pulito e raccolse 350mila firme per una legge popolare che le Camere rifiutarono financo di discutere. E' molto probabile che, senza l'incalzante concorrenza di 5Stelle e Ingroia, né il Pd né Monti né tantomeno il Pdl si sarebbero neppure posti il problema. Infatti, mentre il Fatto e l'Espresso mettevano il dito nella piaga, l'Unità la ignorava, salvo scoprirla di botto il giorno dopo la cacciata dei 2+3: “Pd, operazione liste pulite”. Eppure gli impresentabili si erano regolarmente presentati alle primarie con l'ok del partito e il silenzio-assenso della stampa al seguito. Se ora le liste sono “pulite”, perchè l'Unità non aveva denunciato che prima erano sporche?
2) Crisafulli e Papania non sono meteoriti piovuti all'improvviso sul Pd: delle loro liaisons dangereuses in Sicilia si sapeva abbastanza già nel 2006 e nel 2008, quando l'Unione e poi il Pd li nominarono parlamentari senza batter ciglio. Il primo era già stato filmato e intercettato mentre abbracciava e parlava di appalti con il boss di Enna nella saletta riservata di un hotel. Il secondo aveva già patteggiato per abuso d'ufficio in una brutta storia di posti di lavoro comprati per soldi. Al confronto, Scilipoti è una mammoletta. Perché allora Di Pietro ha pagato (giustamente) lo scotto di quella candidatura indecente, mentre chi portò e tenne in Parlamento quei due per ben due legislature diventa un maestro di etica pubblica ora che tardivamente li caccia?
3) Lo stupore dei due esclusi è persino comprensibile, visto che nessuno aveva contestato loro nulla. Stupisce semmai il frasario e il modo di ragionare, che dovrebbe far riflettere Bersani sulla permeabilità del partito da subculture tipicamente berlusconiane. Dice Papania: “Ho solo un patteggiamento di 2 mesi e 20 giorni” e “solo” per abuso d'ufficio (come se abusare di una carica pubblica fosse una quisquilia), poi aggiunge: “Io sono garantista”. Ma che c'entra il garantismo con le pene definitive? E conclude: “Io Cosentino lo capisco, non avendo condanne fa bene a candidarsi”. Ma Papania è un fungo spuntato per caso nel bosco sbagliato, o è un pidino che dice a voce alta quello che molti altri pensano? Crisafulli, che è pure rinviato a giudizio per abuso, strilla al “giustizialismo” che avrebbe contagiato il Pd. Si fa scudo dei “miei 6.350 voti”, che peraltro sono un'aggravante, visti i suoi sistemi clientelari descritti dagli inquirenti. E minaccia di dirottarli altrove (“difficile convincerli a votare”). Un altro fungo? Nessuno, avendolo accanto in Parlamento dal 2006, si è mai accorto della sua estraneità ai valori di un partito che predica correttezza e legalità? Due giorni prima dell'esclusione il suo spirito-guida D'Alema aveva tessuto le sue lodi: “Mirello è bravo, ha vinto le primarie, è giusto che ci sia, querelerà il Fatto e vincerà”. Non lo conosceva, o lo conosceva troppo bene? Chi certamente lo conosce benissimo è la dirigenza siciliana del Pd, che prima ne ha sponsorizzato la candidatura, poi ha protestato per la cacciata. Forse Bersani dovrebbe darle un'occhiata. A partire dal segretario regionale Giuseppe Lupo, lo stesso che aveva astutamente appoggiato il governatore Raffaele Lombardo indagato per fatti di mafia. E che ora tuona: “Crisafulli aveva tutte le carte in regola per candidarsi in base alla nostra Carta dei Valori”. Ma che deve fare uno, in base alla Carta dei Valori del partito che fu di Pio La Torre, per essere incandidabile? Imbracciare la lupara?
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lunedì 28 gennaio 2013
Quando gli impresentabili erano santi - M. Travaglio - L'Espresso 25/01/2013
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