Marco Travaglio
Dal decreto salva-Milan alle rogatorie: 16 anni di leggi “cucite” addosso a Silvio Berlusconi.
Con il cosiddetto “legittimo impedimento” sale a 37 il numero dei
provvedimenti ad personam varati dal 1994, cioè dall’entrata in politica
di Silvio Berlusconi, contando soltanto quelli di cui si sono giovati
personalmente il premier o una delle sue aziende.
1. Decreto
Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I,
vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in
arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e
quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio
mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere
stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum,
Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i
manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di
arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764
detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli
(compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De
Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si
autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la
Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a
lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità.
Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi
fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo
Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito
dopo un colloquio con Berlusconi.
2. Legge Tremonti (1994). Il
decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del
50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purché riguardino l’acquisto di
“beni strumentali nuovi”.La neonata società Mediaset (che contiene le
tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione
in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di
imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che
non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A
sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare
“interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario
di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli
immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati
all’estero.
3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza
della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla
Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è
incostituzionale: la terza, presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed
eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il
ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio
Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della
legge “di sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova
proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge
Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non
potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili,
dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà
provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà
entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo
dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che
significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a
trasmettere sine die in barba alla Consulta.
4. D’Alema
salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998,
presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per
rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo
“eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto
la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel
1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a
trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà
negare le frequenze a cui ha diritto per legge.
5. Gip-Gup
(1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani
(processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip
milanese Alessandro Rossato, che ha firmato gli arresti dei magistrati
corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure
disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a
maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le
udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di
rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano
nel 1999. Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo
D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la
figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini
preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà
passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un
sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate
dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a
fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per
Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro
giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per
insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte
d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi,
dichiarato prescritto grazie alle atte-nuanti generiche).
6.
Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito
approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per
rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che
dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C.
Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di
cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano i numeri di
pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità, o
perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli
italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha
sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato.
Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la
reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per
tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce
l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che
non siano “in originale” o “autenticati con apposito timbro, che siano
giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche
vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro
autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che
la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate
dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E,
siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge
sulle rogatorie, che resterà lettera morta.
7. Falso in
bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per
falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la
legge-delega numero 61 che incarica il governo di riformare i reati
societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati
che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e
addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7
anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più
custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non
quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore;
depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio
presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità
(per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del
risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle
valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio
vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha
denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è
più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto
grazie alla nuova prescrizione-lampo.
8. Mandato di cattura
europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo
Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma
solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica
amministrazione. Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere
arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia
otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004.
9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli
italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto
Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi
la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio
che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa
di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito
da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così
il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio.
Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova
“applicazione” di Brambilla in Tribunale fino a fine anno.
10.
Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla
Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sostengono, a
Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile prevenzione contro di
loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio
concetto di “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico,
vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti
delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Cirami n. 248,
approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa
funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di
trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.
11.
Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si
avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico,
il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140, primo firmatario Renato
Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della
Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte
costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la
Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal
Tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte
boccia il “lodo”.
12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005
la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo stesso
proponente), che riduce la prescrizione per gli incensurati e trasforma
in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti
ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per compierli). La legge
porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di
imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni
e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria
si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).
13. Condono fiscale
(2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il
condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le
sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni
di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone
appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena
1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di
Milano.
14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143
del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il
governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i
reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il
governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel
processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o
gonfiate.
15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel
processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in
appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo
avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della
Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello,
ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In
caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora
appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto
incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della
legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46)
nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la
Consulta la boccia in quanto incostituzionale.
16. Frattini
(2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul
conflitto d’interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di
quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto
d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il
premier:deve lasciare la presidenza del Milan.
17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del
2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul
satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri sulle tv:
Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorché priva di titolo
abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto
antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10
emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può
tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene
addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che include un panel
talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri
calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro
l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è
incostituzionale.
18. Berlusconi salva-Rete4. che garantirà loro
centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo
il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà
un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo
arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel
luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza
frequenze.
19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il
29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura
che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50%
degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre garantirà
loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data,
solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom
dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo
luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare
quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora
senza frequenze.
20. Decoder di Stato (2004). Per gonfiare
l’area del digitale, la finanziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004
prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005
per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i
prin-cipali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di
Silvio,titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad).
21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per
Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il
mercato nero delle tessere taroccate: prontamente, il 15 gennaio 2003,
il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni
con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le
pay tv.
22. Salva-Milan (2002). Col decreto
282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo Berlusconi
consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, di
ammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la
svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242
milioni di euro.
23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia
blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di
sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio
in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori
privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo”, a tutto
vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.
24. Tassa di successione (2001). Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi
abolisce la tas-sa di successione per i patrimoni superiori ai 350
milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata
dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati
in 25mila miliardi di lire.
25. Autoriduzione fiscale (2004).
Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo
con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza
al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo
abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso”
calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.
26.
Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale
che detassa le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito
utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di
Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando
340 milioni di tasse.
27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6
maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli abusi edilizi a Villa
Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce
l’approvazione del piano nazionale antiterrorismo e contiene anche un
piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo
individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa
di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per
la continuità dell’azione di governo». Ed estende il beneficio anche a
tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia.
Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in
Costa Smeralda. Poi nel 2005 il ministro dell’Interno Pisanu toglie il
segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tutta
fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003
anche alle zone protette: come quella in cui sorge la sua villa.
Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze private
del cavaliere presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E
riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il
Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi
edilizi perché in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal
mero proprietario della villa.
28. Ad Mediolanum (2005).
Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza
Italia impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative
nella riforma della previdenza integrativa e complementare (dl
252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi di euro verso le
assicurazioni, alcune norme che forniscono fiscalmente la previdenza
integrativa individuale (a beneficio anche di Mediolanum, di proprietà
di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento della normativa al
2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli
assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). Intanto, nel
gennaio del 2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno
concesso a Mediolanum l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in
tutta Italia.
29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il
ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un accordo con le Poste
Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per
telefono e on line – dei libri di testo destinati agli alunni della
scuola secondaria. Le case editrici non consegneranno i loro volumi
direttamente, ma tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50
per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario
Berlusconi. L’Antitrust esamina il caso, ma pur accertando l’indubbio
vantaggio per le casse Mondadori, non può censurare l’iniziativa perché a
firmare l’accordo non è stato il premier, ma la Moratti.
30.
Ad Mondadori-2 (2005). L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”,
per il cui avvio il governo stanzia 3 milioni. E a chi affidano la
sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca (Innovazione)? A
Mondadori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come
vicepresidente Stanca fino al 2001.
31. Indulto (2006). Nel
luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella
(contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a
chi ha commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale
anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul
sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la
corruzione giudiziaria, altrimenti Previti resterebbe agli arresti
domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche al Cavaliere
un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in
via definitiva.
32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla
vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il Pdl tornato al
governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai
presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio.
Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche
quello in quanto incostituzionale.
33. Più Iva per Sky (2008).
Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di
Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al
20%.
34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il
governo Berlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere
entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.
35.
Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al 20% la
quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in
portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per
aumentare il controllo su Mediaset.
36. Ad listam (2010). Visto
che le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel
Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un
decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex
post le illegalità commesse per costringere il Tar a riammetterle. Ma
non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può
essere modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar
ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque esclusa.
37.
Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloccare i processi
Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare il 10 marzo 2010 una legge
che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle
udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di 6
mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della
Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter
controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Il tutto in
attesa della soluzione finale, cioè delle nuove leggi ad personam che
porteranno il totale a quota 40: “processo breve”, anti-intercettazioni e
lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè incostituzionale.
Marco Travaglio.
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martedì 30 aprile 2013
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