di Antonio Ingroia 30-4-13
Cose meschine e terribili accadono sotto il cielo d’Italia negli
ultimi tempi. Lutti e tragedie disegnano un’Italia malata marcata dalla
disperazione sociale che trasforma in assassini kamikaze all’assalto di
carabinieri innocenti e innesca una spirale di suicidi a catena
contagiati dall’effetto Werther.
Intanto, corvi e spie volteggiano sulle nostre teste infettando il clima
già ammorbato. Colpiscono due fatti, fra gli altri. Un anonimista,
sedicente mafioso, sforna minuziose lettere che preannunciano attentati
in danno dei magistrati oggi impegnati nei processi più delicati, sul
fosco crinale delle trattative Stato-mafia e quindi degli accordi fra
apparati informativi dello Stato ed eredi dello stragismo corleonese. Un
gruppo di hacker viola le password degli account di una parlamentare
d'opposizione ed entra nella sua casella di posta elettronica per poi
pubblicarne foto personali e la corrispondenza privata e politica.
FATTI indipendenti e slegati l’uno dall’altro? Non lo sappiamo. Quel
che sappiamo è che l’intrusione illecita e la dannosa diffusione dei
documenti colpisce non una parlamentare qualsiasi, ma chi il 9 aprile
aveva chiesto in aula che il Parlamento sostenesse la Procura di Palermo
anche con l’immediata costituzione della Commissione Antimafia e la
creazione di un Comitato parlamentare d’inchiesta sulla trattativa
Stato-mafia, così facendo propria una richiesta inutilmente avanzata dai
familiari delle vittime dello stragismo mafioso e da alcuni magistrati,
me compreso. Non mi sentirei sicuro trattarsi di una coincidenza. Sono,
anzi, portato a ritenere che la scelta della vittima da spiare non sia
affatto casuale. Si cerca di fulminare, in un modo o nell'altro , chi
tocca quei fili d’alta tensione. E non voglio pensare che la coltre di
silenzio calata sulla vicenda nel mondo politico e mediatico sia
anch’essa tutt’altro che casuale. Nel clima pesante di quest’Italia
bloccata da veti e omertà, possibile che ci siano ancora forti
resistenze all’accertamento della verità su quella stagione
apparentemente così lontana?
LA MIA è una domanda retorica. So
bene quante opacità e reticenze, anche istituzionali, abbiano
contrassegnato quella stagione. Lo so bene per averle toccate con mano
da pubblico ministero investigatore, e poi nella campagna elettorale in
cui mi sono impegnato qualche mese fa quando la mia proposta di
istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla trattativa
Stato-mafia è stata bellamente ignorata. Eppure, se è vero che le ultime
scelte politiche, che hanno portato alla rielezione del Capo dello
Stato e alla formazione di un governo che si regge su una maggioranza
politica quanto meno “anomala”, confermano che non siamo per nulla
usciti dalla Seconda Repubblica, la Repubblica del berlusconismo
all’insegna dell’impunità dei corrotti, ma forse neppure dalla Prima
Repubblica, la Repubblica dell’impunità degli stragisti, lo sforzo da
chiedere alla comunità nazionale non può essere solo quello di
affrontare la terribile crisi economica, una crisi che una crudele
politica dell’austerità fa pagare solo ai ceti produttivi e medio-bassi
per preservare gli interessi delle lobby finanziarie. Va affrontata
anche la verità sugli scandalosi connubi fra poteri legali e poteri
criminali. E la coraggiosa richiesta di Giulia Sarti andrebbe quindi
sostenuta da tutti i parlamentari che dicono di avere a cuore Verità e
Giustizia, e le sorti della nostra democrazia. A cominciare dal
Presidente del Senato, che alla necessità di istituire una commissione
d'inchiesta sullo stragismo ha fatto riferimento nel suo discorso di
insediamento. Perché si sia tutti consapevoli che senza verità non c’è
democrazia. Per non farsi intimidire da anonimi scrivani e pirati
informatici, che non mi sorprenderei si scoprisse un giorno essere
accomunati gli uni agli altri nel disegno intimidatorio, e quindi
mafioso, di nascondere la verità, e fermare chi la verità la vuole
svelare.
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martedì 30 aprile 2013
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