lunedì 17 giugno 2013

Palmiro Prospero, maestro di libertà - Marco Travaglio - Il F.Q. 17/06/2013.

Un volgare articolo di Michele Prospero sulla fu Unità, intitolato “Travaglio, il ‘giornalismo servo’ contro i ribelli M5S”, ci dà l’occasione per fare il punto sul Fatto Quotidiano e sullo stato dell’informazione e del potere in Italia. Fin da quando siamo nati, a chi ci domandava quale fosse la nostra “linea politica”, abbiamo risposto: la Costituzione. In un sistema informativo disegnato a immagine e somiglianza di quello politico-partitico, fu come bestemmiare in Chiesa. Non avendo altro padrone che i lettori, il Fatto risponde soltanto a loro e alla coscienza dei suoi giornalisti. Per questo non ha mai taciuto una notizia, anzi ne ha date molte che gli altri tacevano. Ha preso e prende posizione, certo, ci mancherebbe: la sua posizione, non quella di altri, che non ha il piacere di conoscere. Abbiamo le nostre idee, ben chiare e radicate, e in base a quelle giudichiamo ciò che accade. Chi fa proprie le nostre posizioni e battaglie ci piace. Chi va in altre direzioni non ci piace. La nostra intransigenza sulla legalità (non solo penale, ma anche costituzionale e contro tutti i conflitti d’interessi) e sul rinnovamento della politica ci ha portati ad apprezzare molte battaglie prima di Di Pietro, poi di Ingroia e del Movimento di Grillo. Ma anche a rimpiangere lo spirito dell’Ulivo modello 1996, poi tradito dai partiti che avrebbero dovuto farsene portavoce. E a sostenere i cani sciolti del Pd e i movimenti di base tipo OccupyPd che contestano l’inciucismo dei vertici. Questo non ci ha impedito di criticare le sciagurate scelte di classe dirigente da parte di Di Pietro, la frettolosa e improvvisata entrata in politica di Ingroia, certe sparate di Grillo con annesso deficit di democrazia interna al M5S. Anche a destra, quando si muoveva qualcosa di interessante, tipo il coraggioso distacco di Fini e dei suoi dalla Banda B., l’abbiamo guardato con simpatia (Flavia Perina scrive spesso sul Fatto ), senza però rinunciare a denunciare il grumo di interessi che, al netto delle calunnie berlusconiane, si celava dietro il “caso Montecarlo”. Siamo fatti così: non più bravi degli altri, solo più fortunati perchè più liberi. Quando sbagliamo, lo facciamo da soli, non per conto terzi. E, quando ci alziamo la mattina, non sappiamo mai a chi daremo ragione o torto: dipende da quel che succede. Purtroppo sono pochi i giornali e le tv che possono dire onestamente altrettanto. Il nostro sistema mediatico ricorda il feudalesimo: il tal giornale fa gli interessi di questo o quel partito perchè gli appartiene o ne riceve fondi pubblici; o fa il gioco della tal banca o azienda o lobby ben accomodata nella stanza dell’editore, ovviamente impuro. Se qualcuno, restando serio, può accusarci di essere al soldo di Grillo e Casaleggio è perchè giudichiamo i 5Stelle senza pregiudiziali, apprezzandone le giuste battaglie e criticandone le magagne, mentre tutti gli altri giornali, a parte rarissime eccezioni, li attaccano sempre e comunque nell’interesse dei loro editori, cioè dei padroni dell’economia e della finanza e dunque della politica, e non possono tollerare la presenza in Parlamento di un gruppo (diciamo pure un’Armata Brancaleone) di ragazzi che non rubano e non mafiano (non ancora, perlomeno, non che si sappia) e dunque non sono controllabili perchè non ricattabili. Così in campagna elettorale i 5Stelle erano un branco di eversori. Poi, quando vinsero le elezioni e lorsignori speravano che facessero da stampella al governo Bersani, divennero quasi buoni. Poi, quando si capì che manipolarli era più difficile del previsto, iniziò il giochetto che dura tuttora (con la complicità di alcuni di loro, non si sa se troppo fessi o troppo furbi): il tentativo di staccarli non tanto da Grillo, ma dai loro elettori e dal loro programma, per convertirne una parte al Sistema. Basta che dicano qualcosa contro Grillo o a favore dei partiti perchè da “signori nessuno” pericolosi per la democrazia diventino i nuovi Sacharov e Solgenitsin. Il fatto che in campagna elettorale si fossero solennemente impegnati a decurtarsi gli emolumenti e soprattutto a non allearsi con alcun partito per ottenere i loro obiettivi (alcuni sacrosanti, altri inattuabili, altri demenziali) e fossero stati votati proprio (e solo) per questo, non conta. Anzi, assistiamo al paradosso che il Pd e il Pdl che hanno tradito gli elettori scilipotizzandosi, cioè governando insieme dopo aver giurato in campagna elettorale di essere irriducibilmente alternativi e incompatibili, danno lezioni di coerenza all’unico movimento (con Sel) fedele agli impegni: chi vuol tradire la parola data agli elettori diventa santo, chi vuole mantenerla è un mascalzone. E se qualcuno ricorda cosa diceva il Pd di Razzi e Scilipoti quando passarono al Pdl, o il Pdl di Follini quando passò al Pd e di Fini quando sfiduciò B., è un servo di Grillo e Casaleggio. Se in questi vent’anni stampa e tv avessero trattato i partiti che hanno devastato l’Italia con un decimo dell’acrimonia che applicano ai 5Stelle, la Seconda Repubblica sarebbe morta da tempo senza fare i danni che ha fatto. E forse M5S non avrebbe ragione di esistere: Grillo farebbe ancora il comico, guadagnando dai suoi show il triplo di quel che guadagna da quando fa politica. Ma questi ragionamenti di semplice buonsenso Michele Prospero non se li può permettere: sull’Unità si guadagna la pagnotta falsificando ciò che ho scritto l’altroieri, quando invitavo il “Movimento 5 Polli” (titolo dettato da Casaleggio) a piantarla con le batracomiomachie autoreferenziali sulle espulsioni e a fare “conferenze stampa e iniziative di piazza per denunciare le porcate che scoprono in quell’ente inutile che ormai è il Parlamento”, tipo “l’esproprio delle Camere per blindare la controriforma costituzionale” e “la presa in giro su Imu e Iva”. Il mio invito all’opposizione a opporsi diventa, nel taglia-e-cuci di Prospero, “santificazione” di M5S e “ordine di insurrezione” di stampo fascista “contro ‘quell’ente inutile che è il Parlamento’” con un “sospetto automatismo” verso “l’aula sorda e non più grigia, ma comunque inutile” di Mussolini. Del resto “Travaglio nel 1994 accarezzò la Lega” e ora “punta sul M5S… garante del buon mondo antico presidiato dal grato Cavaliere”. Ora – a parte il fatto che il garante del grato Cavaliere è il Pd che ci governa insieme e che la Lega rovesciò il primo governo Berlusconi, poi resuscitato dagli amici di Prospero con la Bicamerale – io non so dove fosse questo falsario nel ’94. Ma so bene dov’ero io: in un comodissimo posto al Giornale di Montanelli, che lasciai con il direttore e 50 redattori per l’avventura de La Voce, sabotata da tutti e chiusa dopo un anno perchè si opponeva da posizioni liberali al governo B.-Lega. Nel 2001, da vero criptoberlusconiano, fui il primo giornalista a denunciare in Rai (Satyricon di Daniele Luttazzi) i rapporti fra la mafia, Dell’Utri e B. che nel 2001 – molto grato – mi fece cacciare da tutte le tv con l’editto bulgaro, mentre le spie del Sismi e della Security Telecom accumulavano dossier illeciti sul mio conto e il grato Cavaliere e i suoi sgherri mi denunciavano in tutti i tribunali d’Italia per milioni di danni. E fui accolto all’Unità, quella vera, rifondata come giornale libero e non di partito da Colombo e Padellaro, che infatti combatteva contro B., la Lega e gli inciucisti del centrosinistra che demonizzavano i girotondi e la Cgil di Cofferati. Se il signor Prospero oggi ha un giornaletto su cui scrivere dovrebbe ringraziare chi 12 anni fa lo resuscitò, dopo che i suoi amici l’avevano ammazzato mettendo in fuga i lettori. Naturalmente non lo farà: di recente ha additato al Pd come modello da seguire non Enrico Berlinguer, ma Palmiro Togliatti. Un sincero democratico che i dissidenti non li attaccava sul blog: li lasciava semplicemente crepare nei gulag dell’amico Stalin o, se erano anarchici o trotskisti, perseguitare e ammazzare in Spagna. Ecco, magari le lezioni di libertà e democrazia Prospero ce le dà in un’altra vita.

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